Ernia al disco: sintomi, cure e protesi discali

L’ernia al disco è una patologia che colpisce tantissime persone e porta chi ne soffre ad accusare forti dolori e a volte, nei casi più gravi, problemi motori. Una delle soluzioni più efficaci per contrastare il problema dell’ernia discale è quello di sottoporsi ad un intervento chirurgico.

Nel seguente articolo vogliamo trattare più da vicino questa patologia, nel dettaglio andremo a vedere che cos’è l’ernia al disco, quali sono i più comuni campanelli d’allarme, quali sono le possibili cure e cosa c’è da sapere sulle protesi discali.

Ernia al disco: che cos’è

Il disco intervertebrale è composto da due parti: l’anulus fibrosus ovvero la parte esterna che circonda il nucleo polposo, quest’ultimo costituito da una sostanza gelatinosa. La struttura fibrocartilaginea del disco intervertebrale, funge da articolazione fra i corpi vertebrali tramite placche cartilaginee. Il disco ha tre funzioni:

  • la funzione di ammortizzatore, perché riduce lo stress dovuto alla forza di gravità e assorbe gli urti a cui spesso la colonna vertebrale è soggetta, come quando ad esempio si cammina, si corre o si subiscono traumi di vario genere;
  • la funzione di distanziare le vertebre in modo da dare spazio alle radici nervose che originano dal canale vertebrale;
  • la funzione di armonizzare i movimenti della colonna tra loro.

Il ruolo principale del disco intervertebrale è quindi quello di assorbire i carichi di compressione ai quali è soggetta la colonna vertebrale, è possibile distinguere tre tipi di carichi, vediamoli di seguito:

  • il peso del segmento corporeo sovrastante;
  • la contrazione muscolare, indispensabile per permettere all’individuo di mantenere l’equilibrio necessario;
  • il peso di oggetti sollevati o trasportati.

Il disco intervertebrale ha un comportamento viscoelastico poiché si può dire che reagisce come una struttura flessibile quando è sottoposta a carichi limitati e diventa rigida, quando è sottoposta a carichi particolarmente pesanti. Le pressioni che incidono sul disco intervertebrale sono quindi di diversa natura e dipendono dal tipo di attività che l’individuo svolge. Il malfunzionamento di anche solo uno dei processi fisiologici alla base del disco intervertebrale porta all’insorgere di diversi problemi tra cui, uno dei più frequenti e invalidanti, è l’ernia al disco.

Ma quindi cosa si intende quando parliamo di ernia al disco? Cerchiamo di capire che cos’è questa patologia che in molti casi obbliga il paziente a sottoporsi ad un intervento chirurgico.

L’ernia del disco prevede la fuoriuscita del nucleo polposo dall’anello fibroso del disco intervertebrale: a seconda del livello in cui si manifesta l’ernia e delle strutture che comprime, può comparire dolore radicolare o nei casi più gravi disturbi motori. La patologia in questione è in molti casi la diretta conseguenza dell’invecchiamento dei tessuti (le ernie si manifestano maggiormente tra i 30 e i 50 anni), di un forte trauma o di traumi ripetuti.

Di seguito andiamo a comprendere nel dettaglio quali sono i sintomi che destano sospetto e che portano spesso il medico a svolgere un’anamnesi approfondita.

Quali sono i sintomi che destano sospetto

È importante precisare che non sempre l’ernia al disco presenta dei sintomi, anzi in alcuni casi i pazienti presentano ernie al disco asintomatiche, che non provocano nessun tipo di dolore o disagio al paziente che ne è affetto.

Sono però altrettanti altri i casi in cui l’insorgenza di alcuni sintomi porta il paziente a rivolgersi al medico per richiedere un consulto.

La diagnosi da ernia del disco si basa su un’attenta raccolta dei dati anamnestici, su test neurodinamici specifici e infine sugli esami strumentali.

Tra gli esami strumentali raccomandati per constatare un’ernia discale vi è:

  • la risonanza magnetica, consigliata perché è un esame non invasivo e che permette di visualizzare meglio i tessuti molli ed eventuali lesioni. La diagnostica per immagini con risonanza è consigliata solitamente dopo 4 settimane abbondanti di trattamento conservativo.
  • la TC è consigliata solo nei casi in cui la risonanza magnetica abbia delle controindicazioni per il paziente e non può essere effettuata. Anche se la TC mostra in maniera più chiara le strutture osteo-cartilaginee, questo esame sottopone il paziente ad un’elevata dose di radiazioni e risulta essere un esame più invasivo della risonanza magnetica.

A prescindere da quale siano le analisi cliniche o gli esami strumentali ai quali si ricorre per diagnosticare un’ernia al disco, è importante sapere che le ernie discali si possono classificare in lombari, cervicali e dorsali e che queste presentano sintomi diversi. Inoltre la sintomatologia può variare a seconda della tipologia di ernia e del suo rapporto con le altre strutture nervose, legamentose ed ossee coinvolte.

Le ernie al disco lombari potrebbero procurare la lombalgia o la sciatica (dolore che si estende su tutta la gamba) e spesso il dolore causato da questo tipo di ernia è improvviso e alquanto violento. Il dolore delle ernie lombari si accentua anche se si tiene per troppo tempo la stessa postura, che sia in piedi o seduti, e spesso anche un’azione come starnutire potrebbe accentuare la sensazione di dolore. Tra i sintomi ci potrebbero anche essere alterazioni della sensibilità (bruciore, intorpidimento, formicolii), difficoltà nel movimento (difficoltà nei movimenti di precisione, nel cammino o in caso gravi nella continenza).

Le ernie al disco cervicali sono tra le meno frequenti. Il sintomo che si potrebbe riscontrare in caso di ernia cervicale è il dolore al collo che spesso si estende lungo tutto il braccio. In molti casi il dolore è talmente forte che questo tipo di ernia potrebbe compromettere lo svolgimento delle normali attività quotidiane di chi ne soffre.

Infine, vi è l’ernia al disco dorsale che si forma nel tratto intermedio della colonna vertebrale, nella zona costale. È il caso più raro di ernia, e tra i sintomi più comuni che si potrebbero riscontrare si elencano dorsalgia, rigidità, dolore toracico o sul fianco. In caso di ernie che siano particolarmente voluminose e impegnino il canale vertebrale, può presentarsi diminuzione di forza agli arti inferiori, ritenzione urinaria e stipsi.

Compresi quali potrebbero essere i sintomi più frequenti in caso di ernia al disco, andiamo di seguito ad approfondire quali potrebbero essere le possibili cure e i rimedi.

A quali cure è possibile ricorrere per l’ernia al disco

Solo dopo un consulto medico, si può capire con quale trattamento è possibile intervenire per trovare un rimedio all’ernia al disco. I trattamenti applicabili sono principalmente due, conservativo e chirurgico.

Il trattamento conservativo prevede l’assunzione di farmaci specifici per il trattamento di ernia al disco, tra questi i più comuni sono gli antidolorifici e i FANS, il riposo a letto, solo nei casi in cui il paziente ne percepisca la necessità, la fisioterapia e le trazioni. È importante ricordare e raccomandare che nel caso in cui si decidesse di intervenire con un percorso di sedute di fisioterapia è fondamentale affidarsi a professionisti del settore. Reha presenta un team di fisioterapisti e medici pronti ad assisterti con un percorso adatto alle tue specifiche esigenze.

Il trattamento conservativo con la fisioterapia è sempre la prima terapia scelta, a meno che la sintomatologia nervosa (parestesie, difficoltà motorie, problemi di continenza sfinterica) non sia grave perché è interessato il midollo. Questo perché il disco erniato è costituito principalmente da acqua e, fuori dalla sua naturale sede intervertebrale, tende a seccarsi.

Il secondo trattamento, sicuramente più invasivo ma anche particolarmente confortante nella risoluzione del dolore da ernia al disco, è l’intervento chirurgico. L’intervento in questione si basa sull’asportazione dell’ernia. L’operazione può essere standard, ovvero il medico chirurgo effettua un’incisione e procede con la visione diretta dell’ernia, oppure può essere effettuata con l’ausilio di un endoscopio, in questo caso l’incisione effettuata è di dimensioni nettamente inferiori. Tra i due interventi il secondo è quello meno invasivo e la scelta di optare per uno o per l’altro dipende dal medico e dalle condizioni patologiche del paziente. Il trattamento chirurgico dell’ernia al disco dipende da alcuni fattori, tra cui: durata dei sintomi superiore a sei settimane, fallimento della terapia farmacologica e del trattamento conservativo attuato in precedenza. Il trattamento chirurgico viene scelto come prima opzione solo nel caso in cui il paziente riscontri dolori invalidanti.

Protesi discali: cosa c’è da sapere

Come abbiamo accennato nel precedente capitolo, tra i due trattamenti considerati idonei per la risoluzione del problema dell’ernia al disco, l’intervento chirurgico è sicuramente quello più invasivo e in molti casi anche quello più risolutivo. Esistono diversi tipi di interventi per risolvere il problema di ernia al disco: principalmente si parla di artrodesi, quando si applica una fusione intervertebrale, e di artroplastica quando si inserisce una protesi discale. Generalmente si sottopongono a questa operazione i pazienti che presentano:

  • la degenerazione del disco intervertebrale;
  • l’instabilità del disco.

Visti i vantaggi dell’artroplastica e gli ottimi risultati raggiunti, l’operazione più eseguita è la sostituzione del disco intervertebrale con una protesi che garantisce, anche dopo l’operazione, non solo la giusta mobilità della colonna ma il mantenimento delle fisiologiche curve e del corretto distanziamento tra vertebre. L’intervento permette al paziente di continuare a condurre una vita normale e tornare a praticare attività che, a causa del problema di ernia al disco, aveva smesso di praticare.

Il periodo di ripresa post-intervento è generalmente di 10 giorni e nella maggior parte dei casi, per una ripresa ottimale e un buon rafforzamento muscolare, il medico indica al paziente un percorso fisioterapico mirato.

Il paziente dovrà evitare comunque sforzi e stress per la colonna nel periodo successivo all’intervento.

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