Il bendaggio elastocompressivo è l’applicazione, da parte di un operatore qualificato come un fisioterapista specializzato, di alcuni strati di bende su un segmento corporeo. Qual è la funzione di queste bende?
Nel seguente articolo parleremo di:
- Cos’è il bendaggio elastocompressivo e qual è la sua funzione
- La terapia compressiva
- Bendaggio elastocompressivo per linfedema
- Bendaggio elastocompressivo per il trattamento di ulcere
- I possibili effetti collaterali del bendaggio elastocompressivo
Il bendaggio elastocompressivo: cos’è e qual è la sua funzione
Per il Collegio Italiano di Flebologia, la terapia elasto compressiva è basata sull’efficacia della pressione esercitata su di un arto (superiore o inferiore) da materiali di varia elasticità per prevenire e curare la malattia del sistema veno linfatico.
Il motivo di questa terapia compressiva infatti è dato dalla capacità delle bende di contrastare le pressioni intravenose patologiche. L’elastocompressione è efficace per l’edema linfatico o l’ulcera da stasi ed è la fondamentale terapia base per le patologie veno-linfatiche.
Il 50% della popolazione adulta è affetta da insufficienza venosa cronica e le ulcere colpiscono dall’ 1% al 3 % della popolazione anziana.
La Terapia compressiva
La terapia elastocompressiva per arto superiore e/o inferiore si basa sull’azione combinata di tipo contenitivo e contemporaneamente compressivo. Nel bendaggio vengono applicati più strati di bende. L’azione di contenzione è l’azione della parte anelastica del bendaggio che si oppone alla dilatazione muscolare e supporta l’azione di ritorno venoso.
La funzione di compressione è invece data dalla parte elastica che interessa gli strati pre e sottofasciali.
Il confezionamento del bendaggio va fatto da un professionista qualificato per ottenere il miglior risultato, cioè la riduzione della filtrazione capillare, l’incremento del drenaggio linfatico, il trasporto della linfa da punti congestionati a meno compresse e infine una forte riduzione del tessuto fibrosclerotico.
È fondamentale la professionalità dell’operatore poiché prima del bendaggio è necessaria una valutazione attenta del paziente prima dell’applicazione della elastocompressione: vanno considerate le comorbidità come patologie dermatologiche, insufficienza cardiaca o malattie infettive, la presenza di neuropatie, la misurazione dell’indice caviglia-braccio (ABPI).
Molti pazienti anziani hanno inoltre la pelle molto delicata e quindi, dopo la valutazione, il fisioterapista dovrebbe usare protezioni adeguate.
Inoltre il terapista deve sempre tenere presente quelle che sono le controindicazioni del Bendaggio elastocompressivo: Arteriopatie severe, insufficienza cardiaca grave, intolleranza o allergia cutanea (da valutare di caso in caso), Infezioni batteriche locali acute.

Bendaggio elastocompressivo per linfedema
Il termine edema va a definire una raccolta di liquido nel tessuto interstiziale extravascolare e extracellulare. Nel caso del linfedema si tratta di un gonfiore provocato dall’accumulo di linfa nei tessuti extravasali.
I linfedemi sono classificati in primitivi, se non hanno una causa definita, o secondari, legati alle conseguenze di altre patologie.
In ambito oncologico il linfedema può interessare il braccio in caso di mastectomia o gli arti inferiori per tumori ginecologici, urologici, intestinali.
La terapia per il linfedema primitivo e secondario è il linfodrenaggio, un massaggio finalizzato a favorire il drenaggio del liquido, e il bendaggio elastocompressivo per arti inferiori o superiori, quindi braccio o gamba.
Poiché il linfedema ha come caratteristica precipua una componente fluida ma anche una proteica, tende a cronicizzarsi ed è quindi importante intervenire tempestivamente.
Nel caso di edema linfatico, il bendaggio è costituito dall’applicazione di diversi strati di bende, fino ad un massimo di 4: un primo strato è di una protezione per la pelle, poi l’operatore applica un sotto-bendaggio e poi la benda elastica. Questo tipo di bendaggio elastocompressivo per linfedema permette una compressione dell’arto interessato provocando un aumento della velocità di circolazione della linfa e del sangue e realizzando così la riduzione dell’edema. Va tenuto almeno 12/24 ore ed il suo risultato dipende molto anche dalla capacità del fisioterapista che lo ha applicato.
Bendaggio elastocompressivo per il trattamento di ulcere
L’ulcera da stasi è un’ulcera venosa che si manifesta come una lesione della pelle causata dalla circolazione sanguigna patologicamente alterata.
Nel caso di ulcere il bendaggio può essere un bendaggio elastocompressivo o un bendaggio contenitivo. Il primo viene scelto nei pazienti imponibili o allettati e ha una prevalenza di materiale elastico: questo tipo di terapia avvolge l’arto coinvolto e determina una pressione costante anche in assenza di movimento da parte del paziente e inoltre accomoderà l’espansione muscolare in caso di lavoro attivo. Il bendaggio elasto contenitivo viene invece preferito in caso di pazienti collaboranti e attivi in cui la terapia serve a non fare espandere ulteriormente il braccio o la gamba. Inoltre le bende leggermente elastiche servono a dare una amplificazione che la forza della pompa muscolare ha sul ritorno venoso e linfatico.
In entrambi i casi il bendaggio crea una pressione esterna al sistema circolatorio del paziente che controbilancia le pressioni patologiche all’interno delle vene. Questo effetto terra è dato dalla capacità del bendaggio di ridurre il calibro delle vene e il reflusso patologico, diminuire il sovraccarico delle valvole, ridurre l’edema interstiziale.
Il bendaggio va tenuto da alcune ore ad alcuni giorni, a seconda della tipologia delle bende e della applicazione, ed è operatore dipendente.
Effetti collaterali Bendaggio elastocompressivo
Come sottolineato più volte in questo articolo, la terapia tramite elastocompressione è il metodo più efficace per contrastare il linfedema e l’ulcera venosa. Tutti dipende però dalla capacità del fisioterapista o dell’operatore specializzato di confezionare un buon bendaggio, adeguato al paziente e alla sua problematica.
Gli effetti collaterali più comuni che possono insorgere dopo un bendaggio elastocompressivo di arto inferiore o di arto superiore, sono tipicamente il dolore provocato dalla benda stessa, l’ischemizzazione dell’area interessata (mancato afflusso di sangue), allergie cutanee date dalla benda o dalla mancata traspirazione, decubiti (piaghe da contatto prolungato), infezioni, arteriopatie (riduzione dell’afflusso di sangue a livello arterioso), lesioni della pelle coinvolta.
Per tale motivo il bendaggio va anche controllato con frequenza in modo da garantire che rimanga sempre in loco con la funzione compressiva stabilita.